ARCHILOCO
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ARCHILOCO
magisterium Ven Mar 21 2008, 13:24
Esprimere riflessioni personali sulla lezione in rete del 21 marzo 2008, che ha avuto per oggetto le seguenti tematiche:
L'uso della persona loquens
L'individualità
L'epica del quotidiano
L'interpretazione dello scudo abbandonato
http://wpage.unina.it/iannicel/archiloco.JPG
L'uso della persona loquens
L'individualità
L'epica del quotidiano
L'interpretazione dello scudo abbandonato
http://wpage.unina.it/iannicel/archiloco.JPG
magisterium- Numero di messaggi : 163
Data d'iscrizione : 03.02.08
Archiloco
ferrante.luigi Gio Mar 27 2008, 21:24
Archiloco di Paro è il primo poeta greco a staccarsi completamente dalla sfera dell’oggettività poetica e ad abbracciare di conseguenza l’uso della persona loquens con grande efficacia.
La persona loquens non è altro che l’io narrante, l’espressione dell’io che è sempre il fulcro dell’opera dell’autore: egli infatti, parla spesso di sé, con compiacimento e orgoglio, proponendo ai lettori le sue esperienze, i suoi tormenti, le sue passioni, valori e idee.
Anche per questo motivo dai suoi versi si avverte un’assoluta necessità di franchezza che poi consegna ai lettori un modello di vita ricca e generosa non privo di sussulti e fiammate.
Tuttavia, l’evidente individualità poetica non implica che l’io narrante coincida sempre e comunque con il pensiero di Archiloco: la persona loquens infatti, in alcuni casi indica la “maschera parlante” di una collettività a cui l'esecutore chiede di immedesimarsi.
L’attività di Archiloco si distacca nettamente da quella tradizionale attraverso un aspetto specifico e innovativo dell’epica storica e con il capovolgimento dei canoni tradizionali di onore, eroismo e virtù.
Conferisce un nuovo valore all’epica in quanto alle guerre mitiche di un lontano passato, preferisce la narrazione di scontri armati(con cui poté guadagnarsi da vivere come mercenario) con popolazioni indigene nel consolidamento della colonia di Taso, dove si era trasferito per dimenticare la tragica vicenda di Neobùle.
Archiloco quindi sfuma la solenne epica precedente nell’epica del quotidiano, magari non maestosa ma pervasa da vigorosa emozionalità, dato che degli scontri il poeta è comunque protagonista.
Il fatto poi che egli sovverta i canoni tradizionali appare evidente dai frammenti rimastici e anche alla luce della sua vita, che cercò di rendere imprevedibile, sottraendola dagli schemi monotoni delle divinità e della tradizione.
Lo vediamo nella descrizione dell’abbandono dello scudo in battaglia perchè lasciare la lotta per salvare la vita non è per lui un problema, non vivrà nell’infamia, non disonorerà la sua stirpe,come invece imponeva l’etica aristocratica e guerriera( Callino e Tirteo) e si comprerà uno scudo più bello e più resistente per andare nuovamente in battaglia.
Lo vediamo anche nella descrizione della figura del generale, che non è più il baluardo inespugnabile di Tirteo, grande e grosso, ma piccolo e tozzo, eppure tutto cuore.
Per tutte queste considerazioni, non bisogna secondo me condannare Archiloco solo perchè non è stato fedele alla tradizione, al contrario va ammirato, dato che nella Grecia della tradizione egli ha avuto la forza di emanciparsi dai canoni monotoni e di farsi promotore di una nuova etica che certamente cozza con il “ Dulce et decorum est pro patria mori”, ma che allo stesso tempo non implica il ripudio della morale guerresca antica o del combattere per la difesa della patria: infatti, morì proprio in battaglia contro gli abitanti di Nasso, e non di vecchiaia.
P.S. Prof scusate il ritardo, ma le vacanze di Pasqua hanno assorbito tempo ed energia(completamente riassorbita con le diverse uova divorate)
La persona loquens non è altro che l’io narrante, l’espressione dell’io che è sempre il fulcro dell’opera dell’autore: egli infatti, parla spesso di sé, con compiacimento e orgoglio, proponendo ai lettori le sue esperienze, i suoi tormenti, le sue passioni, valori e idee.
Anche per questo motivo dai suoi versi si avverte un’assoluta necessità di franchezza che poi consegna ai lettori un modello di vita ricca e generosa non privo di sussulti e fiammate.
Tuttavia, l’evidente individualità poetica non implica che l’io narrante coincida sempre e comunque con il pensiero di Archiloco: la persona loquens infatti, in alcuni casi indica la “maschera parlante” di una collettività a cui l'esecutore chiede di immedesimarsi.
L’attività di Archiloco si distacca nettamente da quella tradizionale attraverso un aspetto specifico e innovativo dell’epica storica e con il capovolgimento dei canoni tradizionali di onore, eroismo e virtù.
Conferisce un nuovo valore all’epica in quanto alle guerre mitiche di un lontano passato, preferisce la narrazione di scontri armati(con cui poté guadagnarsi da vivere come mercenario) con popolazioni indigene nel consolidamento della colonia di Taso, dove si era trasferito per dimenticare la tragica vicenda di Neobùle.
Archiloco quindi sfuma la solenne epica precedente nell’epica del quotidiano, magari non maestosa ma pervasa da vigorosa emozionalità, dato che degli scontri il poeta è comunque protagonista.
Il fatto poi che egli sovverta i canoni tradizionali appare evidente dai frammenti rimastici e anche alla luce della sua vita, che cercò di rendere imprevedibile, sottraendola dagli schemi monotoni delle divinità e della tradizione.
Lo vediamo nella descrizione dell’abbandono dello scudo in battaglia perchè lasciare la lotta per salvare la vita non è per lui un problema, non vivrà nell’infamia, non disonorerà la sua stirpe,come invece imponeva l’etica aristocratica e guerriera( Callino e Tirteo) e si comprerà uno scudo più bello e più resistente per andare nuovamente in battaglia.
Lo vediamo anche nella descrizione della figura del generale, che non è più il baluardo inespugnabile di Tirteo, grande e grosso, ma piccolo e tozzo, eppure tutto cuore.
Per tutte queste considerazioni, non bisogna secondo me condannare Archiloco solo perchè non è stato fedele alla tradizione, al contrario va ammirato, dato che nella Grecia della tradizione egli ha avuto la forza di emanciparsi dai canoni monotoni e di farsi promotore di una nuova etica che certamente cozza con il “ Dulce et decorum est pro patria mori”, ma che allo stesso tempo non implica il ripudio della morale guerresca antica o del combattere per la difesa della patria: infatti, morì proprio in battaglia contro gli abitanti di Nasso, e non di vecchiaia.
P.S. Prof scusate il ritardo, ma le vacanze di Pasqua hanno assorbito tempo ed energia(completamente riassorbita con le diverse uova divorate)
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