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confronto deianira e medea

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Messaggio  napolitano.assunta Mer Mag 07 2008, 21:23

prof tempo fa ci assegnaste un confronto tra Deianira e Medea, io lo feci sul quaderno infatti mi interrogaste pure su questo, però ho pensato non fosse male l'idea di riportarlo qui anche se è un argomento passato. a voi sta bene? altrimenti lo cancellate.


Deinanira e Medea sono entrambi mogli abbandonate e tradite. Eracle, marito di Deianira, dopo lunghe guerre ritorna a casa con una schiava ,Iole figlia del re Eurito, giovane della quale è perdutamente innamorato; e Medea alla quale è addirittura imposto dal nuovo suocero del marito( Giasone) di lasciare il paese, poiché egli ha deciso di ripudiarla per Glauce principessa di Corinto. Tra le due è Medea a rivelare una violenza spietata. Infatti invia al marito una vesta imbevuta di un filtro d’amore che lo renderà di nuovo suo, lo uccide , però, non sapendo che il filtro in realtà è un veleno. Dopo aver lucidamente inteso il devastante e inaspettato effetto al quale la gelosia per la bellezza della nuova, innocente consorte l’aveva condotta ( in uno slancio struggente riflette sul fiore dei suoi anni che sta lentamente appassendo, mentre la giovinezza dell’altra fiorisce rigogliosa, rendendola suo malgrado assai appetibile agli occhi del suo amore), orgogliosa e disperata sceglie la dignità di un suicidio (nella tragedia greca sembra costante una “libidine” verso la morte, che da, nella catarsi, un tagliente piacere sublime). Lei è solo vittima della sua passione dell’amore che prova per Eracle , mentre Medea è assorbita dalla sua gelosia che la porta ad una spietata e lucida vendetta. Per provocare al consorte traditore un immenso dolore uccide la sua sposa, con un peplo e una corona avvelenati,e il padre di lei, risparmiandolo . Ucciderà addirittura i figli portandoli con se per non dargli nemmeno il conforto di una degna sepoltura.

Entrambe discutono sulla condizione femminile dell’epoca e del dolore e la pena che

ogni giorno sono costrette a sopportare, prima e dopo il matrimonio.

Euripide si fa voce veramente della psicologia erotica delle donne, in tutto il suo polimorfismo: egli fu davvero capace di lacerare definitivamente in un’analisi più profonda l’istituzione familiare e gli schemi morali patriarcali, digerita una certa pariteticità nell’analisi psicologica di entrambi i sessi.

In Sofocle, il secondo dei tre incliti tragediografi ateniesi, si inizia a ravvisare un parziale ammorbidimento nei confronti della figura femminile e della nettezza delle indoli dei personaggi, anche l’autore continua a coprirli di una magniloquente dimensione eroica: gli attori delle sue tragedie sono pronti a “vivere o a morire con onore” e I personaggi femminili pagano spesso la loro ingenuità e debolezza. Probabilmente i due illustri scrittori volevano sottolineare quanto fosse errato l’atteggiamento maschile e quanto invece possa nuocere una donna violata nei sentimenti più profondi e quanto sia insignificante l’uomo d’innanzi alla mente e alle passioni femminili.




napolitano.assunta

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Messaggio  magisterium Gio Mag 08 2008, 01:46

Tutto ciò che arricchisce ed amplia la discussione è gradito.
Questo, come la classe, dovrebbe essere un luogo di scambio, dialogo, di crescita culturale, e di sguardo critico alle cose, al di là delle rispettive posizioni culturali e del rispetto reciproco che è alla base di qualsiasi ragionamento.
Wink
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Messaggio  iervolino.mariagiovanna Lun Mag 12 2008, 23:24

Medea vs Deianira




I due grandi della storia della letteratura greca Sofocle e Euripide ci mostrano nelle corrispettive opere l’una Trachinie , l’altra Medea ,due personaggi analoghi ma allo stesso tempo contrastanti tra loro: Deianira nel primo, Medea nel secondo.

Entrambe mosse dalla gelosia, dal furor potremo dire ,ma contraddistinte da una finezza che non passa trascurata. Mentre vediamo Medea essere artefice delle proprie azioni mosse contro suo marito Giasone che l’ha tradita con Glauce , Deianira sarà artefice inconsapevolmente dell’uccisione del marito Eracle .

Medea sarà strumento del fatum, mezzo con il quale si compirà il destino, avrà realizzazione la vendetta; la sorte l’asseconderà in tutti i modi : dapprima il giorno concessogli da Giasone, poi l’arrivo di Egeo e quindi l’asilo ad Atene e poi la fuga con il carro alato.

Vittima della propria gelosia sarà invece Deianira ; il furor che la contraddistingue la porterà contro l’adempimento del fatum e per questo tutto gli si ritorcerà contro senza esserne consapevole : il sangue del centauro ,che si rivelerà fatale per Eracle , e il suo stesso suicidio . Il fatum agirà prima di lei, come tradizionale tema Sofocleo, e Deianira sarà artefice di azioni della quale non è consapevole , ma comunque responsabile.

Dunque alla comune gelosia le separano le reazioni : l’una pronta all’uccisione del marito e della sua amata, l’altra pronta a riconquistare l’amore del marito, il furor che la spingerà a commettere l’errore fatale .

Contrastanti è tra loro la visione della propria vita ; entrambe regine seguono un tipo di vita regale simile ma subìto diversamente : Deianira ama la sua vita monotona , sta bene nell’ambiente protetto in cui si trova , spaventata all’idea che questa sua illusoria stabilità possa cambiare ;

Medea invece infelice di una vita che è costretta a vivere, insoddisfatta di una condizione femminile degradante , in riferimento ai versi 214-267 dove darà spazio alla descrizione della donna del suo tempo, succube di un marito che non ama , di una vita che non è la sua , di una padrone che non ha scelto.

Entrambe sono un prototipo di donna universale , valido per tutti i tempi e assolutamente moderno: la donna innamorata presa dalla gelosia , tanto irascibile quanto determinata a riconquistare l’amore del proprio uomo, vendicativa da una parte comprensiva dall’altra , sperando però che oggi l’era sia cambiata e non si vendichi l’adulterio con l’omicidio!



Fonte : come al solito il mio punto di vista! Laughing
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Messaggio  magisterium Gio Mag 15 2008, 04:20

Tu scrivi

"Medea
invece infelice di una vita che è costretta a vivere, insoddisfatta di
una condizione femminile degradante , in riferimento ai versi 214-267
dove darà spazio alla descrizione della donna del suo tempo, succube di
un marito che non ama , di una vita che non è la sua , di una padrone
che non ha scelto."

TI chiedo: ma Medea non ha scelto di andare con Giasone. Che significato riveste allora ilpasso che hai citato.
Lei in un certo senso critica le donne comprendendole o criticandole, in quanto lei ha scelta, data anche la sua forte personalità e la sua autorità almeno inziale.

Cool
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Messaggio  iervolino.mariagiovanna Gio Mag 15 2008, 18:38

I versi penso di averli citati giustamente , e di non aver sbagliato nell'accostare questi a ciò ke ho detto ; però cito alcuni versi per giustificare il mio riferimento : " e qui io sono sola, senza patria, esposta agli oltraggi di un uomo che mi ha rapita da una terra straniera come una preda ". Il mio riferimento è contestualizzato in questo momento della sua vita , nella Medea di questa versi, che appunto vive una vita degradante , costretta con un uomo che non stima come dettano le sue parole; inizialmente capiamo lei non oppose resistenza alla fuga con Giasone (ma neanche questo è sicuro) , come lei dice infatti in questi versi " colui che per me fu tutto.." , ma da notare è poi la ripresa "..il mio sposo è divenuto il più vile degli uomini ". Dunque io mi riferisco a questa Medea, a queste parole, a questo dato contesto; non so se poi vi riferivate a qualche altra cosa perkè se ho capito bene la vostra domanda bè questa è la mia risposta. Fatemi sapere J
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Messaggio  magisterium Gio Mag 15 2008, 20:52

Io ho posto una domanda esplorativa, nel senso che ho voluto dei chiarimenti in merito a quello che avevi scritto per capire se tu avessi colto l'evoluzione dell'atteggiamento di Medea.
Pertanto la tua risposta "Dunque io mi riferisco a questa Medea, a queste parole, a questo dato contesto;" mi sta bene.
Non emergeva dal primo intervento la contraddizione tra un prima e un poi.
Medea nella sua scelta iniziale di andare con Giasone non è "infelice ... costretta a vivere..."; ella sceglie consapevole e da questo emerge la sua forza. La delusione nasce in seguito, quando si rende conto che il suo 'sacrificio' risulta vano.

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Messaggio  iervolino.mariagiovanna Lun Mag 19 2008, 00:56

ok prof , mi fa piacere che ci siamo capiti! alla prossima Wink
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